Sopravvivere coi lupi

di Misha Defonseca

Misha è una dei pochi sopravvissuti al massacro degli ebrei perpetuato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie alla sua tenacia e all’aiuto datole dagli animali (soprattutto i lupi), incontrati durante il suo viaggio, è riuscita a salvarsi ed ora si racconta in questo romanzo autobiografico.
Il libro è suddiviso in 9 capitoli e termina con un “Epilogo”. I fatti seguono rigorosamente un ordine cronologico, come testimoniano anche i titoli dei capitoli (luogo e data).

“All’alba del 10 maggio 1940 Hitler invase Belgio, ed altri paesi, che si arrese dopo soli 18 giorni. Hitler voleva creare una razza “ariana” e per tale motivo doveva eliminare le razze impure, tra cui soprattutto gli ebrei. Fra le vittime di Hitler vi furono ben un milione e mezzo di bambini.”

Capitolo 1: Bruxelles – Primavera 1941
Mishke sta aspettando che il padre la venga a prendere a scuola, quando inaspettatamente si presenta una signora dall’aspetto “strano” che la prende per mano e la trascina verso la metro. Arrivano presso un abitazione dove la signora consegna la bambina e una busta con del denaro alla padrona di casa, Madame De Wahl.


Mishke intuisce cosa stia succedendo: i suoi genitori sono stati arrestati ed hanno pagato, con i loro ultimi risparmi, una donna che si prendesse cura di lei. La nuova casa di Mishke si rivelò essere un inferno: veniva tratta peggio della cameriera e dormiva in uno sgabuzzino. Le sue giornate vennero allietate dalle visite alla fattoria del nonno e Marthe (i genitori del signor De Wahl) dove poteva godersi pochi momenti di libertà e imparare la geografia. Con l’arrivo dei nazisti, Mishke dovette interrompere le visite alla fattoria e  decise così che era giunto il momento di fuggire.

Capitolo 2: Belgio – Autunno 1941
Zaino in spalla e bussola in mano (per sapere dove si trovava l’est, poiché era li che erano stati portati i suoi genitori) Mishke inizia il suo lungo viaggio. Decide di partire di notte, nel buio rischiarato dalla luna, per dirigersi verso la periferia. Giunta al limite della città deve fermarsi, perché il ponte è stato distrutto dai bombardamenti, e aspettare la luce del giorno per attraversare il fiume. Nell’indomani si addentra nel bosco, rimanendo sempre vicino alla strada, e si spinge fino al villaggio Overijse. Qui fa provviste e incontra anche un amico a quattro zampe, che poi abbandona quando riparte per proseguire il suo viaggio. Impara i ad agire più cautamente: cosa rubare, come curare i malori, come proteggersi dalla pioggia … si finge anche una mendicante presso la chiesa di un villaggio. Ma i morsi della fame e la mancanza dell’affetto dei genitori affaticano la ragazza sia mentalmente che fisicamente.

Capitolo 3: Germania – Inverno 1941/1942

Mishka è ancora in fuga. Ascoltando le conversazioni di alcuni contadini intuisce di essere in prossimità del confine con la Germania. A confermaglielo è anche un cartello con la scritta “verboten” ed alcuni soldati armati con dei cani al seguito, che parlano tedesco. Per riuscire a sopravvivere in un paese straniero, che per di più detestava gli ebrei, Mishke decise di non parlare con nessuno (comunicando solo con i gesti) e di rimanere sempre nella parte più densa e selvatica dei boschi. Sono già passati 6 mesi da quando Mishke è partita e nel frattempo ha imparato nuove tecniche di sopravvivenza, ad esempio: gli animali non forniscono solo la materia prima con cui sfamarsi ma possono servire anche come parti di indumento (la pelliccia) o come medicinali.

Capitolo 4: Polonia – Primavera 1942
Le campane della chiesa stanno suonando; per Mishke questo è un chiaro segnale: tutto il villaggio si mobilita per andare a vedere la messe e le case rimangono incustodite, quindi si può rubare del cibo. Questa volta però non tutto fila liscio. Mishke viene assalita da un uomo e mentre sta scappando viene colpita da un sasso lanciato dal contadino. Nonostante il forte dolore, fugge nella foresta dove lancia un grido di dolore. Poco dopo si presenta un lupo grigio e mal ridotto che si avvicina con fare sospettoso. Mishke e il lupo, soprannominato Rita, diventano amici inseparabili. La lupa tratta Mishke come se fosse il suo cucciolo, condividendo letto e cibo. In seguito “mamma Rita” troverà un compagno (chiamato Ita) che presenterà a Mishke. I giorni passano felici fino a quando, un giorno, Ita viene ucciso dai cacciatori. Anche Rita subirà la stessa fine, qualche settimana dopo. Mishke si vendicherà picchiando il suo uccisore e rubando la carcassa della lupa per darle degna sepoltura.

Capitolo 5: Polonia – Estate 1942
Mishke è sopraggiunta nelle vicinanze di Varsavia. Un gruppo di persone, dall’accento belga e con indosso la stella di David, stanno marciando in fila seguite da alcuni soldati. La ragazza decide di seguirli ma dopo un po’ i soldati cominciano a chiedere i documenti e, colta dal panico, Mishke si discosta dal gruppo e finge di giocare con dei bambini. Continua a seguire il gruppo nella speranza che la conducano dai suoi genitori ma finisce per arrivare ad un muro alto e grigio (il ghetto di Varsavia). Incontra un ragazzo seduto nei pressi del muro e, gesticolando, gli chiede come entrare. Trova un tunnel sotterraneo e vi si infila. La vita dentro non si può definire tale: persone morte di fame, cadaveri abbandonati qua e là, odore di urina … Quel posto è un inferno e Mishke decide di scappare ma il tunnel da cui è entrata è stato cementato. Segue un carro con dei cadaveri fino a finire dentro ad un cimitero. Viene sopraffatta dall’impossibilità di poter scappare ma all’ultimo momento trova un punto del muro dove i mattoni sono un po’ sporgenti e riesce a scavalcarlo. Si butta dall’altra parte ma le caviglie non reggono lo sforzo e cominciano a sanguinare. Incurante del dolore, Mishke corre. Raggiunge il fiume Vistola dove si rinfresca e può far riposare i suoi piedi sanguinanti. Capisce che i suoi genitori non si trovano più li e che forse hanno fatto ritorno in Belgio.

Capitolo 6: Ucraina – Primavera 1943
Il periodo più bello di Mishke è segnato dall’incontro con una famiglia di lupi nei boschi dell’Ucraina. Con loro trascorrerà diversi mesi fino ad estate inoltrata. Il branco è composto da sei lupi adulti e quattro cuccioli. Lentamente anche Mishke viene accettata nel gruppo e diventa un cucciolo trattato però secondo la scala gerarchica ben nota ai lupi. Durante i ripetitivi pranzi, i primi a nutrirsi sono i capibranco seguiti dai cuccioli; solo alla fine poteva unirsi anche Mishke. I giorni trascorsero lietamente come se al di fuori di quel bosco non fosse in atto una guerra che stava già coinvolgendo gran parte del Mondo.

Capitolo 7: Ucraina – Autunno 1943 (fino a Inverno 1944)

Uno dei cuccioli a cui Mishke si è particolarmente affezionata si è staccato dal branco, in seguito ad una lite con il capobranco. Mishke ha deciso di seguirlo ma dopo alcune settimane il lupo non si è ancora fatto vivo. Mishke decide così di riprendere il suo cammino. Arriva ad un villaggio dove in contra un lupo cieco assieme ad un anziano e cerca di avvicinarlo ma senza successo. Ad un tratto gli aerei nazisti cominciano a bombardare il villaggio. La ragazza sopresa e impaurita cerca riparo invano, ma alla fine si ravvede e sfodera tutto il suo coraggio. Decide di fuggire da quel villaggio e tornare nei boschi ma due episodi la sconvolgono: inizialmente trova un gruppo di cadaveri sviscerati dalle pallottole delle mitragliatrici tedesche; in seguito vede un gruppo di soldati mentre uccidono un gruppo di bambini, gettando i loro corpi in un fossato. Sconvolta, fugge. Arriva a delle case di legno dove viene catturata da uno sconosciuto. Viene portata in casa e, contrariamente alle sue aspettative, viene accolta clamorosamente. Le viene dato un pasto caldo, un letto dove dormire, la possibilità di fare un bagno … L’uomo responsabile di tutto ciò si chiama Misha. Le loro strade sono destinate a separarsi e Mishke deciderà di dimostrare la sua gratitudine a quella persona cambiando il suo nome da Mishke a Misha.

Capitolo 8: Romania – Primavera 1944 e Iugoslavia – Estate 1944
La Romania si presenta agli occhi di Misha ricca di montagne alternate a distese pianeggianti a perdita d’occhio. Per riuscire a percorrere tutti quei chilometri che sembravano finiti dovette ingegnarsi dei metodi di trasporto clandestini e spesso inadeguati. Prima tentò con un cavallo poi con i treni. La prima volta decise di aggrapparsi alla plancia sotto al treno, ma l’impresa fu così ardua che decise di non ripeterla. Continuò a seguire le rotaie che, in un paesaggio così ondulato, offrivano la migliore alternativa di percorso. La seconda volta Misha si nascose dentro ad una carrozza riempita con balle di fieno, risparmiandosi così numerosi chilometri. Il treno conduceva in Iugoslavia. Dopo essere discesa ed aver percorso un tratto di strada, Misha arrivò ad un porto (Dubrovnik) dove incontrò una donna che si offerse di aiutarla ad attraversare il tratto di mare come sua figlia. E così anche un altro ostacolo venne rimosso. La destinazione è il Belgio.

Capitolo 9: Italia – 1944 e Francia – 1944/45 e Belgio – 1945
Arrivata in Italia, Misha si dirige verso il confine francese. Qui incontra un gruppo di aviatori americani dal bell’aspetto che le forniscono del cibo. Riparte per continuare il suo viaggio e una volta arrivata in Francia si ferma presso una chiesa dove chiede riparo e cibo. Quel posto sembra essere un paradiso ma che deve abbandonare per proseguire la ricerca dei suoi genitori. Finalmente arriva in Belgio dove si unisce ad un gruppo di ragazzi orfani. Essi vivono rubando al mercato e dentro una casa non loro ma che hanno usurpato. Misha incontra i membri della band e rimane affascinata da Agnellino, di cui si innamora. Purtroppo Agnellino si suicida e la band viene catturata dalla polizia e portata in commissariato. Dopo molte ore viene decretato il verdetto: Misha è un orfana di guerra e bisogna trovarle una sistemazione e una famiglia adottiva. Si fa avanti la moglie del vicesindaco ma l’affare non va in porto. Di ritorno dall’incontro Misha incontra il nonno (miracolosamente sopravvissuto) e scopre che Marthe è morta di malattia. Capisce che non può andare a vivere con il nonno perché egli non può badare a lei. Si fa avanti una coppia di maestre che decidono di adottarla.

Prologo
La permanenza con le maestre non fu molto duratura: durò infatti solo due anni. Misha cercò di sapere che fine avessero fatto i suoi genitori e le maestre interpretarono questo gesto come un segno di ribellione. Misha decise di scappare e vivere con il nonno. Una bella esperienza che durò solo un anno perché il nonno morì subito dopo.
Misha continua a convivere con i suoi tratti animaleschi senza però rinunciare alle comodità offerte dalla modernizzata civiltà. Assieme alla sua famiglia e ai suoi animali vive in America felicemente.

Citazioni
Pag. 19 – “Tormentavo entrambi per avere più cibo e una bambola, come tutte le bambine. -Noi non possiamo permettercelo, siamo ebrei!- mi ripeteva la mamma.”
Pag. 32 – “Per ordine dei tedeschi, in tutte le case del villaggio le finestre erano oscurate da imposte blu, in modo che gli aerei degli Alleati non potessero individuare i loro obiettivi dalle luci delle case.”
***
Pag. 59 – “Spesso il tempo era ideale per una bella passeggiata, ma le mie camminate erano ben altra cosa!”
Pag. 71 – “A volte mi chiedono come abbia potuto sopravvivere una bambina tutta sola. La mia risposta è semplice: scomparendo!”
Pag. 82 – “Mamma, mamma … la nostalgia che provavo nei suoi confronti era un tormento che mi affondava nel cuore.”
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Pag. 90 – “Giunta al termine della foresta, non ebbi più la protezione degli alberi, e fui costretta a fare quello che avevo evitato fino ad allora: percorrere le strade e attraversare i campi aperti.”
Pag. 98 – “Nelle settimane successive la frase <a est> divenne per me una sorta di talismano. Avrei continuato a camminare, diretta <a est>.”
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Pag. 104 – “Inspirai, trattenni a lungo il fiato, poi mi accovacciai lasciando andare un urlo. […]un lungo grido involontario di tormento, provocato dal colpo alla schiena ma anche da tutte le mie sofferenze: la perdita dei miei genitori, la solitudine, la fame, l’ingustizia.”
Pag. 119 – “ L’uccisione di Mamma Rita e la scomparsa dei miei genitori si fusero nel dolore per un’unica perdita. […] Orfana per la seconda volta, mi sentii disperatamente sola in un universo crudele e privo di significato.”
Pag. 122 – “ Molta gente usa il termine <bestiale> per descrivere ciò che i nazisti facevano alle loro vittime, e ritiene che si comportassero come <animali>. Quando sento queste affermazioni, io rispondo sempre: <No, i nazisti si comportavano come esseri umani>. Solo gli uomini hanno la capacità di uccidere per piacere, assaporando la sofferenza degli altri.
***
Pag. 188 – “Fuori, la morte si faceva propaganda con l’odore che andava al di là del muro: l’avevo sentito io stessa. Provai disprezzo per tutti quelli che di fronte al ghetto si voltavano dall’altra parte.”
Pag. 201 – “Ero stata testimone di un altro episodio della creazione del Nuovo Ordine hitleriano, un’ondata di massacri con cui i tedeschi sterminavano interi villaggi nel tentativo di fare pulizia degli elementi <indesiderabili>.”
Pag. 210 – “Le giornate che trascorsi con quei partigiani [Misha e altri] furono le più tranquille da quando avevo lasciato i lupi.”

Note sull'autore
Misha Defonseca vive a Boston con la sua famiglia e i suoi animali. Recentemente la sua storia è stata smentita in quanto non vera.  L'autrice ha confessato di aver inventato tutto di sana pianta.
(qui l'articolo del fatto: leggi articolo)

Reperibilità

2 commenti:

  1. Grazie mille, quello che avete scritto mi è stato molto utile ed è un sito utilissimo. Il testo è ben scritto e dò 5 stelle di voto.

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  2. Molto utile questo sito grazie mille!!

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